Loot Box e Pratiche Manipolatorie, il report della Commissione Europea

La Commissione Europea si è recentemente consultata in materia di Loot Box, pratiche manipolatorie e marketing aggressivo all’interno dell’industria videogiochi e dei free-to-play, con riferimento particolare alla protezione dei consumatori e nello specifico delle fasce più giovani.

Lo scorso 18 gennaio, la Parlamentare Europea Adriana Maldonado López, ha proposto alla Commissione Europea un report dal quale emerge la necessità di costituire un regolamento unico che coinvolga il mercato dell’Unione Europea e che vada a delineare le linee guida delle meccaniche di acquisto in game.

Loot Boxes e Marketing: il report della Commissione Europea

Gli argomenti che secondo questa consultazione più richiedono una maggiore chiarezza sono i meccanismi di acquisto di loot box, il gold farming e in generale le modalità di abbonamento e rinnovi automatici.

Il report evidenzia la necessità di introdurre meccanismi di tutela che possano proteggere soprattutto le fasce deboli come i minori. A tal proposito si è fatto riferimento anche al PEGI, il sistema di classificazione e autoregolamentazione dei videogiochi, aprendo la possibilità dell’inserimento di etichette che vadano a segnalare l’eventuale presenza di acquisti in – game.

Loot boxes, Gold Farming e Marketing aggressivo

La questione in particolare delle loot box non è di certo una novità e al momento la loro regolamentazione è una materia lasciata a discrezione delle policy della singola azienda che decida di introdurle nei suoi prodotti.

Nel corso degli anni in diversi paesi europei e non hanno cercato di chiarire le policy per il loro utilizzo, ma senza arrivare ad una strategia condivisa.

Nel caso delle loot box, si tratta infatti di una tipologia di acquisto in game che spinge l’utente a comprare, con valuta reale, delle box dal contenuto misterioso nella speranza che al loro interno, oltre ad altri oggetti di valore minore, ci siano i contenuti sperati che possano migliorare l’esperienza di gioco.

Risulta chiaro quindi come queste pratiche, così come il marketing aggressivo e il gold farming (la pratica utilizzata nei massive multiplayer online di accumulare valuta corrente all’interno del gioco per poi rivenderla ad altri utenti)  siano assimilabili al gioco d’azzardo e come destino preoccupazione verso le fasce protette come i minori.


Una strategia europea Condivisa 

Il report presentato da Maldonado López ha riscosso 577 voti a favore testimoniando quindi una volontà chiara da parte dell’Unione Europea di andare a regolamentare in maniera precisa il mercato dei videogiochi. Come abbiamo raccontato anche qualche tempo fa, il dibattito all’interno dell’Unione Europea in tema videogiochi si sta facendo sempre più vivo. 

Lo stesso report presentato dalla Parlamentare Europea, di cui potete leggere il contenuto su gamesindusty.biz, non lancia solamente un grido di allarme. Riconosce il grandissimo potenziale dei videogiochi in termini educativi, di salute mentale e sviluppo cognitivo e in tal senso è stata anche avanzata la proposta non solo di sviluppare una Strategia Europea condivisa per promuoverne lo sviluppo, ma anche dell’istituzione di un premio Europeo.

La risposta internazionale

L’interesse dell’Unione Europea verso il mercato dei videogiochi non sembra però entusiasmare i grandi player dell’industry. Come sappiamo spesso le leggi si muovono in maniera più lenta rispetto alla velocità con cui crescono la tecnologia e i mercati e in questo senso il mercato videoludico è stato considerato come una sorta di Far West, almeno in termini di marketing e di un certo tipo di regolamentazione.

Come però fa notare Rob Fahey nella sua interessante analisi pubblicata su gamesindustry.biz, ci sono diversi fattori da considerare prima di storcere il naso di fronte alla prospettiva di quello che agli occhi delle grandi compagnie oltreoceano sembra uno sbarramento europeo.

Il ruolo dell’Europa sta cambiando

Un’Europa che per inciso inizia sempre di più a far sentire il suo peso in termini di politiche economiche internazionali. Il Parlamento Europeo non è più visto come una fumosa entità che di tanto in tanto viene recuperata da un vecchio baule, ma piuttosto come un importante player che si afferma in maniera sempre più incisiva nel panorama dell’industria videoludica mondiale.

Il lungo articolo di Fahey analizza diversi punti-chiave della questione ma in particolare puntualizza due aspetti interessanti.

Il primo è che al momento questa è semplicemente una fase di riflessione che esprime, per ora, solo una necessità sentita dalla Commissione Europea e che per una vera e propria legislazione in materia bisognerà attendere che si attivino il Consiglio e il Parlamento Europei, gli organi effettivamente preposti all’attuazione delle proposte avanzate dalla Commissione.

Inoltre, rispetto a coloro che vogliano obiettare che esistono già delle leggi in materia (ad es. il gioco d’azzardo è vietato ai minori pressoché ovunque) e che debbano soltanto essere fatte rispettare, forse, obietta Fahey, sarebbe il caso di introdurre a loro supporto una serie di meccanismi più stringenti, come ad esempio  richiedere qualche credenziale in più oltre che spuntare semplicemente una casella in cui si dichiara di essere maggiorenni.

Le loot box sono pacchetti di contenuti acquistabili in game

Dei dubbi fondati

In secondo luogo, sollevare dei dubbi sui rapporti tra marketing e categorie vulnerabili non può essere ridotto ad una polemica sterile portata avanti da giornalisti in cerca di qualche clic facile. 

In questo momento siamo fortunatamente lontani dal classico dibattito che fino allo scorso decennio era incentrato sul tema “ i videogiochi fanno male”. Un dibattito  spesso portato avanti da una classe politica troppo lontana dalla realtà videoludica per poterne capire il funzionamento.

Oggi i tempi sono cambiati e si sta entrando nel merito delle cose analizzando punto per punto tutti gli elementi e le forze in gioco che caratterizzano un sistema complesso come l’ecosistema videoludico.

Si tratta, in questo caso, di un tema caldo che interessa molti utenti e questo tipo di obiezione dimostra invece una conoscenza dei meccanismi di gioco oltre che delle dinamiche economiche sottese al panorama soprattutto in contesti free – to -play.

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