IL VIDEOGIOCO ALL'EPOCA DEI SOCIAL

I social stanno a internet come la ruota sta all’automobile: la prima ha cambiato il modo di spostarsi, la seconda ha ampliato i confini dell’essere umano.

Ovviamente anche i videogiochi hanno dovuto fare i conti con l’impatto di questo nuovo strumento d’ingegneria sociale.

La prima e più grande rivoluzione c’è stata nel cosiddetto "social gaming", in cui tramite i social tutti hanno cominciato ad avere accesso a certi giochi. Adesso il fenomeno si è decisamente ridimensionato, ma qualche anno fa era assolutamente normale vedere vostra zia connessa su Facebook "per giocare" (la prova erano le 230521943892 richieste che vi inviava su Farmville o Candy Crush). Nel suo periodo di espansione iniziale, Facebook è diventato l’incubatrice di centinaia di giochi che una volta avrebbero trovato posto su raccolte di titoli in flash, ma che grazie a Zuckerberg potevano sfruttare il networking per moltiplicare la propria visibilità, sfruttando nel frattempo un altro fenomeno in forte ascesa, quello del free-to-play e delle microtransazioni.

Impossibile poi parlare della rivoluzione social dei videogiochi e non citare le due più grandi innovazioni giunte in questo settore, ovvero YouTube e Twitch. Nell’era degli Arcade guardare i videogiochi non era una cosa poi così strana, i giocatori migliori avevano sempre introno un nugolo di spettatori curiosi di sapere se quel record si poteva battere, se il gioco si poteva finire con un solo gettone, come sconfiggere il mostro finale e così via.

Twitch ha ampliato enormemente in confini di questo fenomeno, rendendolo puro intrattenimento. Il passaggio tra parole scritte e video è stato ancora più veloce e drastico rispetto a quello tra carta e web, intercettando una nuova generazione di giocatori che oggi si informano, si divertono e fanno community quasi solo attraverso video. Sony ha intercettato questo fenomeno ancor prima di Microsoft, permettendo di mostrare velocemente su Facebook una clip o una foto del gioco del momento; una caratteristica geniale nell’era in cui non ha senso fare le cose se non puoi condividerle.

I social sono stati anche uno strumento in grado di azzerare quasi del tutto la barriera tra pubblico e industria, ad ogni livello. Una volta l’informazione era filtrata dai media (ed in parte lo è ancora), ma sempre più spesso abbiamo eventi streaming in diretta. Questo ha da un lato permesso agli sviluppatori di raggiungere immediatamente un’incredibile massa di persone a costi relativamente bassi, ma d’altra parte ha reso le reazioni del pubblico, incontrollabili. I social danno voce a tutti, indistintamente, creando correnti di pensiero così forti da sovrastare persino l’opinione ufficiale.

Questo accorciamento della distanza è stato fondamentale per far esplodere il settore dei giochi indipendenti, che devono molto sia a Kickstarter che a Steam. Se il tuo prodotto piace al pubblico, vende. Ottimo risultato che ha però un lato più oscuro: la democratizzazione e la semplicità dell’accesso hanno riempito queste piattaforme di spazzatura che spesso impedisce a prodotti di qualità, di spiccare come dovrebbero.

Nonostante ciò, l’influenza "social" nei videogiochi (in ogni loro aspetto) è ormai innegabile. Pensate anche al prossimo lavoro di Hideo Kojima, quel Death Stranding di cui Norman Reedus sarà protagonista. Nelle sue dichiarazioni, la star di The Walking Dead ha fatto riferimento a come il gameplay del progetto di Kojima Productions sarà intimamente legato a elementi social: in particolare, sulla necessità di ristabilire i legami fra gli individui, di ritrovare quella connessione "fisica" che quest’epoca ha messo un po’ in secondo piano.
Un altro esempio simpatico, oltre che recente, c’è lo offre South Park: Scontri Di-Retti, ultima iterazione videoludica dell’omonimo cartoon. Fra le attività proposte in questo gioco di ruolo figura anche la necessità di accrescere la fama del nostro alter ego, in un’irriverente e sconclusionata continua ricerca di nuovi followers a tutti i costi.
Un’interpretazione satirica di un tema estremamente concreto.

Viviamo in un’epoca in cui la tendenza predominante è quella "condivisione", una corrente portata in trionfo dalle nuove vie di comunicazione dei Social Network ed accolta a braccia aperte dall’industria videoludica, che ha plasmato l’attuale generazione di console per renderle "ready-to-share", sempre e comunque.

Per approfondire: SPAZIOGAMES, MULTIPLAYER

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