Qualcosa sta cambiando… è inutile negarlo.
Anche qui nel Bel Paese, per quanto forse in ritardo rispetto ad alcuni mercati esteri, l’importanza di creare software e videogiochi "made in Italy" sta assumendo nuove (ed enormi) proporzioni.
L’edizione 2018 degli Italian Video Games Awards ha completamente dimostrato questa tendenza. Il mercato è in fermento e l’estro creativo italiano viene apprezzato in tutto il mondo; basti pensare ai dati di vendita di Mario + Rabbids Kingdom Rabbids, nato in un piccolissimo studio di Milano, le emozioni suscitate da The Last Day of June, che ha visto la luce a Varese, nonchè l’entusiasmo con cui è stato accolto Downward, frutto di menti giovani ma estremamente determinate.
Nell’ultimo censimento, condotto nel 2016, sono risultati più 120 studi di sviluppo videogiochi in Italia. Oltre il 60% degli studi ha dichiarato di essere una start up, ovvero di essere in attività da meno di tre anni, contro il 45% della rilevazione precedente. La legge cinema, sebbene non ancora attuata, ha introdotto misure importanti per il sostegno del settore videogiochi, rivolte sia agli studi più consolidati, che agli studi più piccoli e più giovani, soprattutto se sviluppano prodotti con una forte componente culturale.
Cambiano i dati anche per quanto riguarda la presenza di donne del mondo del video game (tema sempre un po’ delicato). Anche se ancora non possiamo parlare di presenza "corposa", è fuori ombra di dubbio il fatto che le donne che lavorano nel settore ci sono, sempre più competenti, preparate e con ruoli di spicco. Se in Italia 1 videogiocatore su 2 è donna, è impossibile pensare che la presenza delle donne nella produzione e sviluppo di videogiochi non debba crescere nel prossimo futuro. A tale scopo, lo scorso 8 marzo è nata Women in Games, associazione no profit che ha come scopo quello di raddoppiare il numero delle lavoratrici nel settore entro i prossimi 10 anni.
Eppure non mi sento solo di dire che il mercato italiano stia "crescendo", perchè la verità è che sta anche "maturando".
"Fortuna che i videogame stanno invecchiando. Almeno così vedremo finalmente giochi con trame e personaggi meno adolescenziali" – Massimo Guarini fondatore della Ovosonico
Le trame dei videogiochi, rispetto al passato, sono meno scontate, più complesse, più variegate… è palpabile la voglia di voler "dare di più" ai giocatori. Intendiamoci, nessuno vuole eliminare le guerre contro alieni o zombie, ma si percepisce chiaramente l’intenzione di andare oltre, di tornare ad innovare l’industria, verso una varietà e possibilità di scelta pari a quella che troviamo al cinema.
Nato per rispondere a questo fermento e a quest’aria di cambiamento, è proprio Level Up, un nuovo evento che ha l’obiettivo di riunire alcuni dei migliori Game Developer provenienti da tutto il mondo, proprio qui, nella capitale. Andrea Pessino (Ready At Dawn), Craig Morrison (Blizzard), Réka Sugar (Electronic Arts), Yara Khoury (Outpost Games, Visceral Games) e moltissimi altri sviluppatori terranno workshops, talks e masterclasses, per stimolare ogni mente ed affrontare ogni topic.
La location, quella degli Studios di Cinecittà, non poteva essere scelta meglio. I set di alcuni dei film tra più famosi della storia, faranno da cornice al futuro, sperando che ispirino le nuove menti a raggiungere nuovi traguardi.
C’è ancora della strada da fare per l’Italia, ma noi già intravediamo la meta!
Per approfondire: LEVEL UP