La scorsa settimana abbiamo pubblicato sul sito di AIV – Accademia Italiana Videogiochi, nella sezione dedicata ai progetti didattici, i progetti di Interactive Fiction svolti dagli studenti del corso di Strategic Writing durante il modulo Videogiochi.
Seguiti da Christopher Sacchi, gli studenti del secondo e ultimo anno di corso si sono cimentati nella realizzazione di progetti di Interactive Fiction.
Per saperne di più, nella pagina dedicata, abbiamo pubblicato anche il commento del docente per spiegare non solo di cosa si parla quando parliamo di Interactive Fiction, ma anche dell’ottica nella quale è stato proposto e svolto questo lavoro.
Abbiamo pensato però di dare anche la parola agli autori di queste storie interattive per avere qualche dettaglio in più sul loro processo creativo, su quali erano i loro obiettivi e soprattutto se si erano mai cimentati con una forma narrativa di questo tipo.
La prima intervistata è Benedetta Munalli, una nostra vecchia conoscenza della quale abbiamo parlato qualche tempo fa in occasione dell’uscita del suo libro d’esordio Le voci che restano, edito da Bakemono Lab.
Il suo progetto di Interactive Fiction si intitola CRAH – Il Rifugio e se non l’avete già fatto, vi consigliamo di dedicargli qualche minuto.
L’intervista a Benedetta Munalli
Puoi descrivere in breve l’universo narrativo all’interno del quale hai sviluppato questo project work di Interactive Fiction?
Ciao! Grazie per questa intervista. Questo progetto di Interactive Fiction ha radici nel worldbuilding ideato e sviluppato durante il primo anno di Scrittura Multimediale. In particolare, nel mio universo narrativo i protagonisti sono un branco di animali senzienti che compiono un viaggio lungo il territorio italiano per scoprire la verità sulle loro capacità di pensiero e parola. Il tutto è ambientato in luoghi in cui convivono tecnologia ecosostenibile super avanzata e natura allo stato più selvaggio.
A cosa ti sei ispirata? Qualche genere in particolare?
Mi sono fortemente ispirata al Solarpunk, un sottogenere dello sci-fi che ha come elemento fondante proprio l’armonia tra tecnologia e natura.
Avevi già esperienza in ambito Interactive Fiction come fruitore o autrice o è stata la prima volta che ti sei confrontata con questo media?
Per me è stata la prima volta. Non mi ero mai approcciata a questo tipo di narrazione ed è stata una piacevole sorpresa.
Qual è l’aspetto più complicato del realizzare un progetto di questo tipo?
Sicuramente il dover imparare le regole del sistema (Ink, n.d.r.) e le sue formule, che in base al livello di complessità del gioco possono diventare parecchie, oltre a far funzionare tutto una volta memorizzate.
Sei riuscita a mantenere la coerenza con i personaggi e le ambientazioni dell’universo narrativo così come l’hai pensato?
Ho cercato di seguire delle linee guida narrative autoimposte per rendere le informazioni coerenti e ponderate. Sono stati molto preziosi i feedback del nostro tutor, che ha risolto dubbi e perplessità, e dei miei compagni di corso.
Quale pensi sia la particolarità di questo media? Quali possibilità offre in più rispetto ad esempio, ad un racconto tradizionale?
L’Interactive Fiction permette un’interazione attiva del giocatore. La sua particolarità, penso, sta nel fatto che per funzionare e completarsi ha bisogno di minimo due persone e lascia a chi gioca la possibilità di creare una propria storia come e quando vuole, per quanto si seguano dei percorsi preesistenti. Per quanto riguarda le possibilità che offre rispetto a un racconto tradizionale, è una domanda difficile perché la mia conoscenza dell’Interactive Fiction è appena iniziata. Potrei dire che l’Interactive Fiction permette di avere più storie in un unico “contenitore”, ma anche un racconto tradizionale può avere lo stesso pregio.
Sicuramente sono due mezzi di comunicazione molto belli e molto diversi. Seguono delle proprie logiche interne e penso abbiano anche impatti differenti sul fruitore, sebbene abbiano in comune il raccontare una storia con lo scopo di intrattenere.
Quante ore ci hai lavorato?
Ricordo di averci lavorato sia durante le lezioni, sia per conto mio. Credo dalle sei ore in poi.
Sei soddisfatta del risultato?
Abbastanza, contando che in un primo momento mi era sembrato qualcosa di molto complicato. Invece, con pazienza e aiuto, sono riuscita a creare un piccolo gioco funzionante. Come inizio sono soddisfatta.