In che modo il Game Design influenza Teatro e Mostre? Qual è il rapporto tra queste forme di intrattenimento tradizionali e il mondo dei videogiochi?
I videogiochi sono per definizione, un mondo virtuale nel quale immergersi per vivere esperienze e storie in una realtà alternativa.
Potrebbe quindi sembrare paradossale cercare un collegamento tra il Game Design e forme di intrattenimento così fisiche andare a teatro o visitare una mostra in una galleria o museo.
Ma non è proprio così
In pochissimi anni i videogiochi si sono evoluti in maniera esponenziale, passando dai cabinati nelle sale giochi a veri e propri colossal giocabili online comodamente da casa.
La loro influenza sulla cultura, sul nostro modo di vivere, sulla tecnologia e sul concetto stesso di intrattenimento è stato rivoluzionario.
Gamesindustry.biz, una delle testate giornalistiche online più autorevoli nel settore del mercato videoludico, ha una rubrica dedicata all’analisi di questa rivoluzione.
L’ultimo articolo racconta gli esperimenti di due realtà inglesi che si occupano di teatro immersivo (Punchdrunk) e progettazione di spazi esperienziali (Good Afternoon) in cui emerge come l’approccio tipico del Game Design abbia influenzato il loro processo creativo.
Un’esperienza immersiva
Che si tratti di giocare ad un videogioco, visitare una mostra o partecipare ad uno spettacolo immersivo, il giocatore/fruitore/spettatore si muove all’interno di un ambiente tridimensionale esplorando un percorso, seguendo lo sviluppo di una storia e interagendo con degli stimoli che seguono una logica precisa.
Nel caso di uno spettacolo teatrale o di una mostra, seguendo un determinato percorso, ci muoviamo all’interno di un mondo alternativo, ci viene raccontata una storia e siamo noi, in prima persona, a vivere questa esperienza.
Così come in un videogioco il giocatore si trova a far muovere un personaggio all’interno di un mondo che ha delle regole che, per quanto fantasiose, hanno una loro coerenza interna.
Ma i videogiochi sono anche un’esperienza interattiva: a seconda delle scelte che il giocatore farà, l’ambiente, gli altri personaggi e gli stessi oggetti reagiranno in maniera diversa e così la storia, e l’esperienza generale, possono prendere diverse direzioni arrivando spesso a diversi finali.
E se succedesse lo stesso quando andiamo a teatro o visitiamo una mostra?
Se a seconda del percorso che scegliamo potessimo cambiare la storia?
Questa probabilmente è la stessa domanda che si sono posti Felix Barrett, direttore artistico di Punchdrunk e Marie Foulston, direttore creativo di Good Afternoon, intervistati da gamesindusrty.biz per la loro rubrica Playable Futures.
Game Design e l’influenza sulle Arti Performative
Abbiamo detto come il tratto distintivo dei videogiochi sia l’interattività: il giocatore ha sempre delle scelte da compiere e a seconda di queste scelte l’esperienza di gioco stessa può cambiare.
È possibile replicare questa impostazione anche nel caso di uno spettacolo teatrale?
Felix Barrett, direttore artistico di Punch Drunk, racconta l’esperienza di Sleep No More, una rivisitazione della tragedia shakespeariana Macbeth messa in scena nel 2009 a New York.
Come racconta lo stesso Barrett nell’articolo, lo spettacolo era strutturato in maniera itinerante: lo spettatore non era seduto su una comoda poltrona ma doveva muoversi e interagire con lo spazio scenico.
Ma la connessione con i videogiochi e il game design è avvenuta solo a posteriori, in seguito ad una recensione nella quale un giornalista definiva lo spettacolo come “gioco dell’anno”.
Dopo un primo momento di smarrimento, si sono resi conto che si trattava solo di una differenza di vocabolario e che effettivamente il loro scopo, pensando quello spettacolo, era far vivere agli spettatori un’esperienza che di fatto è tipica dei videogiochi.
Volevano che lo spettacolo fosse vissuto come un’avventura in un open world, uno spazio che lo spettatore poteva esplorare liberamente.
Da quel momento pensare spettacoli in un’ottica videoludica, quindi immersiva e interattiva, è diventato un approccio voluto e studiato che guiderà il futuro della compagnia.
Esplorare l’influenza del game design sul teatro immersivo, apre infinite porte. Si può prevedere che il pubblico giri liberamente per la scena interagendo con gli attori, scoprendo nuovi elementi posizionati nello spazio fino a modificare la narrazione stessa.
Il Game Design e le Mostre
Oltre al mondo del teatro, anche il settore delle mostre e delle gallerie d’arte sembra essere notevolmente influenzato dall’approccio interattivo proposto dal mondo videoludico.
A parlarne a gamesindutry.biz è Marie Foulston, direttore creativo e experiential specialist a Good Afternoon.
Da sempre appassionata di videogiochi, Foulston da subito ha visto come gli eventi legati al mondo dei videogiochi fossero principalmente di carattere tecnico (dedicati a sviluppatori) o commerciale (legati alla promozione vera e propria dei prodotti).
Era quindi determinata a trovare una nuova chiave per immaginare un nuovo tipo di esperienza.
Nella sua carriera ha collaborato e si è lasciata ispirare, da diversi collettivi statunitensi e canadesi, ha fondato The Wild Rumpus, collettivo inglese che curava e produceva eventi dedicati all’indie a livello internazionale, fino ad arrivare a lavorare come curatrice presso il V&A Museum.
Ed è proprio nel museo di Londra che ha curato Design/Play/Disrupt, la prima grande mostra organizzata dal museo dedicata ai videogiochi, che fin da subito ha segnato un punto di svolta nel modo di raccontarli in questo tipo di contesto,
L’esposizione si concentrava su otto giochi, ognuno dei quali aveva la propria area dedicata all’interno di uno grande spazio che il visitatore poteva dominare con lo sguardo.
Questa grande stanza era attraversata da grandi tele di tessuto che in qualche modo offuscavano la vista del visitatore.
Un espediente per rendere la sensazione che si ha all’interno di un gioco quando si guarda da molto lontano un punto come avvolto in una nebbia che si dirada man mano ci si avvicina.
Gli oggetti disseminati all’interno di questo spazio erano anche illuminati in modo da attrarre e guidare il visitatore verso di loro, un po’ come accade per gli oggetti interattivi all’interno di un gioco.
Il Game Design: progettare esperienze
Mostre interattive e spettacoli immersivi non sono una novità, ma quello che emerge dalle esperienze di questi direttori creativi è la consapevolezza di attingere al mondo dei videogiochi per sperimentare nuove forme di narrazione.
Il Game Design è una disciplina nata per dare forma a tutta quella complessa serie di processi creativi e produttivi che servono per delineare le regole di un mondo e le esperienze che il giocatore vive al loro interno.
Non a caso nei credits dei videogiochi spesso ci si riferisce ai Game Designer come ai registi del gioco.
Perché il loro compito è proprio quello di decidere che tipo di esperienza un gioco deve far vivere al giocatore creando al contempo una connessione emozionale e psicologica con lui.
L’influenza che Game Design può avere sulla cultura, sulla tecnologia e sull’intrattenimento è così forte che si inizia ad introdurre a teatro la branch narrative o lasciarsi ispirare dal Level Design nella progettazione di una mostra.
Potete leggere l’articolo e le interviste completo, così come tutti gli altri della rubrica Playable Futures su gamesindustry.biz.
Il corso di Game Design pensato da AIV offre un percorso formativo che prepara i professionisti di domani a raccogliere le sfide di un mondo dell’intrattenimento e della cultura i cui confini non sono più così netti.
Questo corso è strutturato per formare professionisti pronti a lavorare nell’industry ma ormai le competenze di un Game Designer sono trasversali e abbracciano molti settori considerati tradizionali come appunto teatro, l’allestimento di mostre, cinema.
Le influenze tra il mondo dei videogiochi e tutti gli altri media sono reciproche, costituiscono un unico dialogo e i professionisti che lavorano in questo settore devono guardare al mondo con una nuova prospettiva, pronti a spostare il limite sempre più lontano.