Maschere: l’intervista a Luciano La Carbonara

Maschere è una raccolta di racconti pubblicata da Luciano La Carbonara all’inizio del 2024.

Luciano è uno degli studenti del corso di Strategic Writing ad aver concluso il suo percorso formativo nel giugno 2023. Abbiamo fatto la sua conoscenza sulle pagine del questo blog qualche tempo fa, parlando del suo lavoro di Interactive Fiction svolto per il modulo omonimo del corso.

Appassionato di narrativa, fumetti, videogiochi e arti performative, Luciano ha una personalità eclettica, curiosa che, come capirete leggendo l’intervista, si esprime in diverse forme di racconto. Un tipo di creatività che sembra combaciare perfettamente con il profilo di un corso come quello di Strategic Writing: pensato per imparare a viaggiare (e scrivere, per la precisione) attraverso i vari media.

Il tema attorno a cui ruotano i racconti è, come dichiara il titolo, quello delle maschere appunto, intese come versioni di sé che presentiamo agli altri, con tutto il bene e male che questo comporta.

Tranquilli, non abbiamo intenzione di fare nessuno spoiler, per saperne di più sui racconti – tra l’altro di generi diversissimi tra loro – vi consigliamo la lettura del libro

A questa intervista invece, lasceremo il compito di conoscere un po’ meglio (e fornire qualche anticipazione interessante) il loro autore.

Buona lettura

D. Ciao Luciano e grazie per la tua disponibilità. Recentemente è stato pubblicato il tuo primo libro. Sicuramente si tratta di un traguardo emozionante. Come descriveresti questa esperienza?

Ciao e grazie a voi! Maschere è la mia opera prima ma non la prima che ho scritto. Vi ho confusi? Bene, ora vi spiego: i sei racconti all’interno sono stati scritti in vari momenti nel tempo, è quindi difficile stabilire quale sia la mia opera prima. Soprattutto dopo le circa tre revisioni a testo ma in fondo, come ho scritto nell’epilogo del volume, pubblicare Maschere è stato un viaggio che non dimenticherò. Non a breve.

Parliamo un po’ di questa raccolta di racconti

D. Si tratta di una raccolta di racconti, come mai hai scelto la forma del racconto breve?

La forma di narrazione breve è una a cui sono particolarmente legato e che mi ha sempre lasciato spazio per giocare con il mio stile di scrittura. C’è anche insidia nascosta dietro l’angolo, in cui è sempre facile cadere… non fatevi ingannare. È più facile che un racconto perda di senso rispetto a un romanzo… molto più facile.

D. Il titolo della raccolta è Maschere che, come ci accennavi, è anche il filo conduttore dei racconti. Puoi dirci di più sulla scelta di questo tema?

Quando il tuo mondo è un palcoscenico; il passo è breve. E Pirandello e Shakespeare sono dietro l’angolo. Ma la scelta di questo tema/fil rouge che lega i racconti è dovuta molto al mio mondo, come vi ho accennato, e a quello che ne consegue. Perché, in fondo, portiamo tutti delle maschere. Ma il loro significato potrebbe essere esattamente all’altro capo del filo rispetto a quello dei miei illustri predecessori.

D. Se dovessi attribuire un genere letterario alla tua raccolta di racconti, quale sarebbe?

Sapete, utilizzerò una frase di Stephen King (che sicuramente ha detto questo in maniera più arguta di me), quando scrivo non faccio tanto caso alle etichette che compongono i generi letterari. Comprendo, però, come possano essere indicazioni utili per i lettori e quello che cercano e, quindi, nella raccolta troverete un paio di racconti un po’ più noir, due epistolari (sono pagine di un diario e non lettere, ma passatemi la licenza poetica) e due più classici e intimisti. Ma la raccolta è permeata da quest’ultimo elemento in tutti e sei.

L’esperienza nel mondo dell’editoria

D. Rispetto alle review dei tuoi progetti da parte dei docenti durante il corso, come ti sei trovato a lavorare davvero per un editore e quindi confezionare un prodotto realmente destinato al mercato?

Oggi volete davvero farvi un giro nella mia testa. E va bene! Vi accompagno in un breve tour.

Quando hai una scadenza per la consegna fissata a una certa data, e i docenti in AIV ci hanno abituati così e li ringrazio per questo, succede che puoi essere in ritardo o in anticipo su quella data. Se sei me sei in anticipo ma, nonostante tutto, pensi di essere costantemente in ritardo e le revisioni si accumulano fino a farti entrare il romanzo (spoiler?) o i racconti sotto la pelle. Dentro la carne; e ormai conosci così bene i personaggi che ti abitano dentro la testa.

D. Tutti gli scrittori scrivono di quello che conoscono, o comunque prendono ispirazione da fatti biografici. Quanto c’è di vero nella tua raccolta di racconti? Quanto ti sei lasciato ispirare dalla tua vita e quanto invece hai lasciato lavorare l’immaginazione?

I lettori non dovrebbero illudersi, ogni scrittore prende spunto da quello che ha attorno. Da cosa o chi vede durante le sue giornate. Le persone che frequentano il suo mondo. Gli eventi che inevitabilmente lo condizionano. La realtà è quasi più narrativa dell’immaginazione. Per quanto la libertà dell’immaginazione sia essenziale alla narrazione. Non so darvi una quantità precisa delle due ma posso dirvi che rubare dal quotidiano e lasciare che la creatività trasformi il tutto in narrazione è stata, e per me sarà, la chiave di volta del mio lavoro. 

Il corso di Strategic Writing

D. Hai frequentato il corso di Strategic Writing e, come sappiamo anche dal racconto fatto su questo blog, hai avuto modo di cimentarti nella scrittura anche per altri media, ma hai comunque scelto di iniziare dalla narrativa. Si tratta della tua passione di sempre oppure hai avuto modo durante gli anni di corso di capire che si trattava del mezzo con cui volevi lavorare per primo?

Chi mi conosce lo sa e, fin da quando ho imparato a leggere, mi ha quasi sempre visto con un libro in mano, o nello zaino, o (in età adulta) sul cruscotto dell’automobile.

Quindi, direi, la narrativa, è sempre stata la mia passione primaria. Leggere e scrivere sono due cose che mi hanno sempre accompagnato in tanti momenti diversi. Ho sempre immaginato di avere il mio nome sulla copertina di un libro. Ma durante gli anni in AIV ho avuto modo di confrontarmi e di apprendere altri tipi di scrittura e conoscere altri linguaggi narrativi più da vicino, oltre che le colleghe che, con me, formano il Collettivo FERNWEH con cui continuiamo a collaborare e a portare avanti lavori su molti tipi di media diversi.

D. Quali sono le altre tue passioni letterarie (o non) Mi riferisco a fumetti videogiochi etc

Sempre in mano, nello zaino, o in automobile è sicuramente capitato di vedermi con dei fumetti. Giocare con videogiochi, o andare al cinema, nei momenti in cui non scrivo o leggo. Perché rubare è una cosa che ogni scrittore fa anche dalle opere che non sono sue, nel bene e nel male; dato che un brutto film, o libro, insegnano cosa evitare di ripetere nel modo sbagliato.

D. Cosa stai leggendo/giocando adesso?

Sto leggendo Dance Dance Dance di Murakami (e ho già la mia pila delle letture da fare… pila della vergogna per gli amici) che mi guarda di traverso dalla libreria. Sto giocando a Hitman e Voices of the Void… nel mio immaginario per il momento c’è un mix di tutte e tre le opere. Non ve lo consiglio.

Cosa verrà dopo la pubblicazione di Maschere

D. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Come ho già accennato c’è il Collettivo FERNWEH, (formato da Benedetta Munalli, Laura Galeazzi, Antonella Altamura… tre autrici che avete già avuto modo di conoscere qui sul blog e me) che sta iniziando a produrre e che continuerà. E poi riempire il mondo di parole in più, che nessuno ha chiesto, ma che mi rende sicuramente contento se vengono apprezzate; o meno, anche qui nel bene o nel male… io mi limito a esprimere le mie idee scrivendo. Mi sembra funzioni così; no? 

Ah! Un’ultima cosa! Se volete, l’appuntamento con Maschere (lo so che vi interessa molto meno, e va bene così, ma ci sarò anche io) è dal 9 al 13 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino!

D. Come dicevamo in apertura, hai terminato da poco il tuo percorso di studi e questa pubblicazione è solo il primo passo del tuo percorso in questo settore. Ma in questa fase, se potessi dare un consiglio a qualcuno che voglia intraprendere questo percorso di studi, quale sarebbe?

Non so se sono nella posizione di dare un consiglio a qualcuno. Soltanto perché ho terminato un percorso di studi e qualcuno vuole intraprenderlo non significa che ne so più di lui/lei, non necessariamente. Ma se posso dire qualcosa è che, se volete scrivere, qualunque cosa possa essere scritta, fatelo. Iniziate, e sarete a un passo in meno dalla fine. Uno scrittore è soltanto chi scrive, è una definizione che si morde la coda come un cane ma è così. E scrivete ogni giorno, anche se poi butterete quello che avete scritto. Avete allenato la vostra immaginazione, e sapete cosa evitare. Può darsi anche che non butterete la giornata ma sedendovi alla scrivania per la prossima sessione avrete una base da cui partire per la revisione. Perché un’altra cosa che posso dirvi è che la scrittura è per due terzi abbondanti riscrittura.

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